Belgioioso - Piacenza (VF) 5-6/10/13

Belgioioso - Piacenza km 48,7

1° giorno: Belgioioso - Orio Litta 24 km
2° giorno: Orio Litta - Piacenza  24,7 km

Questa è la seconda camminata di questo gruppetto eterogeneo  con evidenti tendenze masochiste. C’è stato qualche cambiamento, mancano alcuni dei lontani o chi aveva impegni diversi,  fattostà che siamo in tanti, forse 14.
Partenza in treno da Vercelli, mattino presto, cambio treno a Pavia ancora assonnati. A Belgioioso ci accoglie, puntuale, la pioggia ed il suo compagno fedele il vento.  Pochi passi e subito in chiesa a timbrare la Credenziale e poi si parte davvero. Pioggerella, freddo,  dopo l’una ci fermiamo per mangiare in uno spiazzo in periferia di un paesino (Mirandolo Terme? ), non c’è neanche da sedersi per tutti, per fortuna le scorte alimentari sono al massimo.
A Chignolo Po piccola sosta per ammirare, da fuori, il sontuoso castello. L’assessore, che passa in auto, vedendo un simile gruppo di pellegrini ci dona un bel libro sulla storia del paesello (il libro rimane a me, non so come condividerlo con gli altri). Cominciamo ad essere stanchi, poco dopo ci raggiunge il sindaco di Orio Litta, preavvertito del nostro arrivo ci è venuto incontro in velocipede.  Ancora un’oretta poi guidati dal primo cittadino scopriamo il piccolo paese davvero gradevolissimo. Visita guidata a Villa Litta Carini una villa del '600 dalla interessantissima storia che ci viene presentata dall’attuale graziosa proprietaria.
Siamo stanchi, ma la doccia calda compie il solito miracolo (anche se le docce, in verità, distano mezzo chilometro, a+r ) poi si va a cena in una piccola osteria, il vino è buono e facilita gli scambi conviviali con un gruppetto di quattro francesi (due gruppi, 3 + 1) anche loro sulla Francigena, continueranno fino a Roma. Oltre al timbro del Comune di Orio Litta raccogliamo anche il timbro della trattoria, Barbara è felice.
Dormiamo su sontuose brandine nientemeno che nella sala del Consiglio Comunale, bellissima struttura di una vecchia cascina.
Il mattino dopo, fedele, la pioggerella ci attende, un lungo tratto in campagna ci porta fino a Corte S.Andrea dove bisogna attraversare il Po.  Attendiamo il traghettatore Danilo che dovrà fare due giri per portare al di là tutto il gruppo. Il grande fiume Po ha sempre un gran fascino, anche con la pioggerella e il vento. 
Ci sorbiamo la tiritera simpatica e calorosa di Danilo che ci racconta di come s’è costruito il suo ruolo di traghettatore, ed altri interessanti particolari del Po e di come variano continuamente l’alveo e le sponde fin oltre i grandi argini. Timbro della credenziale e firma dell’enorme registro di Danilo.
Si riparte con il dubbio circa l’attraversamento del Trebbia,  guado o non guado?  Il guado è fortemente sconsigliato da Danilo, dice che prima del guado c’è un lungo tratto con i rovi…  L’alternativa al guado è un giro più lungo di 2 km, noioso e lungo la provinciale.
Ma l’idea di un guado con le scarpe in mano con vento freddo e pioggia forte è un’attrattiva irresistibile,  anche se non per tutti.  (ve l’avevo detto che son masochisti..)
Intanto anche la fame si fa sentire e ci fermiamo a mangiare le poche scorte, in un posto assurdo, all’aperto, senza posto per sedere, tutto è fradicio e gocciolante e tira vento ed è buio come la notte.
Bene, si riparte alla ricerca del guado, che è anche difficile da trovare… Barbara ed io andiamo in avanscoperta ed intanto il gruppo si divide in due : i guadanti ed i non guadanti. Trovato il guado Barbara prova ad attraversare per capire quant’è profonda l’acqua… trenta metri ed è di là, il dado è tratto.
Torno indietro a fare strada al gruppo dei guadanti e c’inzuppiamo ben bene tra le erbe alte..
Il guado trascorre senza particolari problemi ma adesso,  dopo un quarto d’ora per rinfilarsi scarpe e calze nel vento con pioggia orizzontale che aiuta molto e sui sassi coperti di limo della sponda del Trebbia,  viene il bello.  
L’alveo del Trebbia è molto ampio e dopo questo guado non c’è traccia di sentiero , girovaghiamo con la cartina zuppa e inutile in mano, in varie direzioni in mezzo alle ostili alte vegetazioni di questi luoghi di sponda che oggi grondano acqua al solo guardarle.  Solo dopo mezz’ora abbiamo la quasi certezza di essere usciti dall’alveo e nella direzione giusta.  Sempre sotto la pioggia raggiungiamo la periferia e poi il centro di Piacenza dove in un bar ci aspettano , anche loro fradici e stanchi, i non guadanti.
Bar pieno all’inverosimile, cioccolata calda, e si riparte a caccia del timbro per la Credenziale nella cattedrale oggi piena di gente, una funzione apposita per extracomunitari.
Si va alla stazione dove un treno per l’Emilia ci porta via Luisa, nell’attesa di quello per Milano chi ha ancora qualcosa di asciutto si cambia,  gli altri no.
A Milano un’altra attesa,  il treno per Vercelli, poi a casa in auto.



All'entrata del castello di Belgioioso




Pranzo al sacco, a Mirandolo Terme?






Castello di Chignolo Po


Arrivo a Orio Litta, il Sindaco è il primo a sinistra


La camerata allestita nella sala  consiliare

Visita a Villa Litta Carini, senza neppure cambiarci.





Torniamo alla camerata per  prepararci per la doccia.



Al Po


Danilo subito soprannominato Caronte


Pescatore? Cacciatore? 


Luciano lancia la nuova acconciatura

L'approdo di Caronte



L'apposizione del timbro sulle credenziali

Foto ricordo con il tremillesimo pellegrino traghettato nel 2013




Confortevole pranzo al sacco


Il guado del Trebbia


La rivestizione dei guadanti

Alla stazione di Piacenza, aspettando il treno per Milano




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