Altopascio - Siena (VF) 04/12/15

Altopascio - Siena  km 105


Ci ritroviamo con piacere per un altro pezzo di cammino insieme. E’ venerdì 4 dicembre 2015. Siamo Amalia, Fiorenzo, Alessandro, Gianni Bonavigo, Fiorella, Alberto, Simonetta, Giancarlo ed io. E naturalmente i mitici Barbara e Gianni. Nella foto finale a Siena appaiono anche Luisa, che ci raggiungerà la sera ad Altopascio, e anche Paola, Anna e Luciano che cammineranno con noi nelle ultime due tappe.
La partenza è Altopascio, arrivo della precedente camminata. Il giro notturno della cittadina ci porta attraverso un inaspettato insieme di vicoli e di piazze. E’ sempre curioso scoprire che luoghi per noi pressoché sconosciuti abbiano avuto un passato di fama: Altopascio, citata da Boccaccio, Machiavelli e persino da Shakespeare, nel Medioevo era “ Lo Spedale” per antonomasia per l’attività di ospitalità e di assistenza ai pellegrini da parte dell’Ordine degli Ospitalieri del Tau.
Alla gradevole cena del pellegrino ci raggiungono i nostri autisti Alberto, Alessandro e Gianni che si sono “cammellati” qualche ora di viaggio in più per portare le macchine a Siena.

Il 5 dicembre, sabato, eccoci pronti con i nostri zaini per una nuova avventura. Dopo pochi chilometri prendiamo l’antico percorso lastricato della via Francigena. Entriamo in un bellissimo bosco e ci rendiamo conto con meraviglia di essere tornati indietro di un mese e più rispetto alle nostre lande nordiche. Ritroviamo con piacere i caldi colori dell’autunno, passiamo tra alberi con chiome ancora ricche di foglie. E non buttiamo via quei 4/5 gradi di tepore in più.
Un po’ di asfalto ci riporta all’oggi. A Fucecchio ( Fuscecchio, come avrebbe detto Montanelli che vi era nato e dove vi è la sua casa natale-museo che qualcuno visita) pranziamo con vista. In lontananza già si intravede San Miniato: ancora qualche chilometro con passaggio sull’Arno sul ponte mediceo.
Arriviamo all’imbrunire: il borgo ci appare con le case allineate, come scolpite, una miniatura ad incorniciare il crinale della collina. I colori sono tenui, sfocati nelle luci serali.
Il convento dei Francescani dove passiamo la notte nasconde due bei chiostri, grandi corridoi con  opere d’arte di ogni epoca, un grande refettorio che evoca la vita monacale del passato e dove ceniamo con frati “diseguali”. E quello con più passione ci conduce nei labirinti della storia. All’interno del convento il tempo sembra essersi fermato, anche il freddo è antico ( colpa dell’impianto di riscaldamento che si è bloccato ed impiega un po’ a darci il meritato tepore). Ma, all’improvviso, dai sotterranei, quasi un passaggio segreto dietro una tenda, finiamo come per magia in una  attraente festa dell’Unità profumata di tartufo. Sì, perché a San Miniato, e qui si apre un’altra quinta, c’è la fiera del tartufo bianco e qualcuno ha già “visitato” bancarelle  stracolme di salumi e di formaggi tra il profumo intenso del tubero.
San Miniato si svela anche nei suoi  palazzi decorati, nelle sue antiche strade e piazze dove il mattino seguente ci attardiamo presi da tanta bellezza ( ma anche dai rifornimenti di prelibatezze).

Nella domenica ( 6 dicembre) che si colora di sfumature grigio-azzurre e rosa chiaro riprendiamo il cammino ed “entriamo” nel paesaggio toscano. Quello con i cipressi a definire le linee, quello con  verde riflettente degli ulivi ed il verde cupo dei pini marittimi, quello che conosciamo da sempre perché ammirato nei dipinti dei maestri del Rinascimento. Incanto degli incanti: non manca neanche la bruma ad attenuare e nello stesso tempo a rimarcare con sfumature diverse le curve delle colline.
Si sale un po’, si scende un po’, tra viottoli di campagna. Incontriamo poche case, nessun villaggio. Trascorriamo così la giornata, tra querce, castagni, lecci, lungo i crinali della Val d’Elsa. In lontananza alcuni castelli, rocche, cascinali, costruiti lungo il passaggio della Francigena. Qualcuno organizza “gruppi di acquisto” di affascinanti casolari in cima alle colline pensando al  buen retiro. Ci fermiamo per pranzare di fianco alla cadente pieve di Coiano.
Un’altra pieve ci attende alla sera, quella di Santa Maria a Chianni con il suo accoglientissimo ostello e la sua bella chiesa. “ Prima, Gambassi Terme, a pochi chilometri da San Miniato e da San Gimignano, non se la filava nessuno- dice il gestore- adesso si fermano i pellegrini e sono sempre più numerosi”.
Intanto, lungo la strada, a pochi chilometri da Gambassi, avevamo incontrato Anna, Luciano e Paola che si uniscono allegramente a noi.

Il giorno seguente, lunedì 7, continuano e si susseguono paesaggi meravigliosi tenuti insieme dal nostro camminare. Colline così delineate che sembrano progettate, onde di prati dai verdi inebrianti. Intanto il Medioevo si avvicina: San Gimignano, con le sue mura e le 15 torri rimaste delle 80 che vi erano, appare sul fondale di un acquerello a tinte lievi. Entriamo tra le mura e siamo avvolti dal colore ocra caldo delle pietre. Che emozione passare tra vie, torri, palazzi, piazze che emanano storia! Ma c’è troppa gente e, cercando di trascinare tra i nostri passi un po’ di Medioevo, proseguiamo e ci consoliamo con un pranzo a base di pici ( pasta locale ) e vernaccia ( non si poteva lasciare San Gimignano senza averla bevuta).
Ancora molti passi prima di arrivare col buio a Colle Val d’Elsa. Che sorpresa! Che bella cittadella antica, in alto, tra i bastioni! Che simpatica cena nel caratteristico ristorante Il Torchio!

Martedì 8 dicembre: oggi arriveremo a Siena.
Camminiamo, come sempre, chiacchieriamo, “cazzeggiamo”, facciamo anche qualche discussione animata, qualcuno tenta una fuga, qualcuno rimane indietro, qualcuno fotografa.    
A volte si sta in silenzio. Camminare ti fa sentire vicino al paesaggio circostante, si diventa un po’ parte di esso. Si “entra” con tutti i sensi: i nostri occhi si posano e si riposano sulle linee, sui colori, sui movimenti; il nostro orecchio coglie in modo cosciente e no suoni vicini e lontani; veniamo avvolti dagli odori della terra, della vegetazione.
Ma camminare mette anche fame e affamati e ansimanti “assaltiamo” la rocca di Monteriggioni che sembra essere stata spostata questa mattina dalla macchina del tempo.
Poi qualcuno, dimenticando che ci troviamo nel Medioevo, vorrebbe prendere il treno per arrivare a Siena non troppo tardi, ma, alla fine, rifocillati, con un po’ di vino in corpo, tutti insieme come sempre, riprendiamo il cammino.
E, ancora una volta, il paesaggio ci ricompensa per la fatica e ci coinvolge con i colori caldi, luminosi e avvolgenti delle terre di Siena: dolci colline con campi lavorati ci accompagnano fino all’incontro perfetto con il pullman ( e qui c’è di sicuro lo zampino di Barbara )
Poi ci godiamo il crepuscolo senese. La città è affollata, abbiamo poco tempo, siamo stanchi, ma ci immergiamo tra contrade e palazzi.
Andiamo alla cattedrale per la credenziale e per una breve, ma intensa visita. Troppa bellezza, troppa storia, troppa arte ci assalgono emozionandoci: i marmi policromi del pavimento, il bianco-nero delle pareti e delle colonne, i capolavori di artisti conosciuti in tutto il mondo.

Con uno sguardo a una meravigliosa piazza del Campo che si scurisce nella sera diamo un arrivederci a Siena e torniamo a casa ringraziando i nostri autisti per la loro ulteriore fatica.
Silvia

Partiamo al mattino da Altopascio saccheggiando una panetteria

Un po' dappertutto c'erano questi cardi dei lanaioli

Ben presto incontriamo e percorriamo un tratto dell'antica via romea, perfettamente conservata


Siamo fortunati, i kaki sono maturi... ed il bastone di Fiorenzo, dotato di ardiglione, si è dimostrato utilissimo


Le concerie sono abbastanza frequenti nella zona

Di là di quà, chissà... 

  
Nella casa natale di  Indro Montanelli a Fucecchio


Una femmina di codirosso spazzacamino viene a spazzolare le briciole del nostro pranzo

...e si dispiace quando andiamo via.








A San Miniato al Monte la chiesa di San Francesco, un complesso formidabile.  Ottima accoglienza, cena e colazione con i frati.



Dalla finestra della camera, la sera.

Il complesso del convento di san Francesco





Dalla finestra della camera, la mattina.

Al mattino, prima della partenza dal convento di san Francesco a San Miniato al Monte.





I toscani non scherzano,  o sì ? 

San Miniato 




A malincuore salutiamo San Miniato che meriterebbe una visita ben più approfondita.






I nostri competitori: un gruppo di scout.








Frequente questa specie di trifoglio con le foglie maculate.

In questo tratto, per un paio d'ore, siamo stati immersi in una battuta di caccia  al cinghiale. Durante la sosta per il pranzo si sentivano l'abbaiare dei cani, le urla a lungo ripetute dei battitori, le serie di fucilate. Tutto avveniva nel vallone appena sotto di noi. Chi tifava per i cinghiali si appellava all'adagio venatorio :  " Un colpo: carne, due: forse, tre: una bella m... ".












E Silvia disse: ecco , va bene, io mi fermo qui, voglio stare qui davanti a questo prato.

In questa Toscana bellissima e permeata di Cristianesimo anche la mantide è religiosa. :-)




















































































 


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