Ecco ci siamo ritrovati per una due giorni di cammino per
percorrere una variante della Via Francigena, quella che percorre la val di Susa.
Dovremmo arrivare a
Canterbury, ma per il momento il progetto è abbandonato; la Svizzera oltre che poco accogliente per il nostro tipo di pellegrinaggio è
costosissima ed inoltre non siamo proprio in forma.
Per tenerci allenati e per stare insieme però organizziamo
cene e camminate!
Così ci siamo
ritrovati al solito posto alle otto in punto! Avremmo dovuto essere in
quattordici ma qualcuno ha pensato bene di rompersi un braccio, qualcun altro di
farsi venire un febbrone da cavallo e così siamo rimasti in undici precisi!
Un gruppo di sette
parte già sabato e si ritrova a Sant’Ambrogio con un'altro che giunge da
Bologna; per cena ci raggiungeranno anche i tre lavoratori.
Ovviamente sbagliamo
subito l'uscita dall'autostrada ma dopo qualche chilometro in più fatto in
auto, fortunatamente, ci ritroviamo sulla retta via e, dopo la seconda
colazione a base di bomboloni alla crema per la nostra ammiratrice di dolci,
iniziamo la salita verso la Sacra di S. Michele.
Il territorio e
quello della val Susa, tristamente alla ribalta per gli incendi che l'hanno
devastata durante questo ultimo mese di siccità. Fortunatamente in settimana è
piovuto ed oggi il cielo è smagliante nei suoi toni azzurri.
Il sentiero è ricoperto di ciotoli che donano un aspetto
medioevale alla strada che si inerpica, ricoprendo un dislivello di circa
seicento metri. Lustri alberi spogli, foglie secche lucidate dalla pioggia e la
via crucis di pietra grigia ci guardano salire mentre alcuni chiacchierano
allegramente ed altri inseguono i propri pensieri.
Tra un ritardo, un
recupero ed una digressione dobbiamo arrivare al massimo per le undici e
cinquanta, termine ultimo per visitare la Sacra prima della pausa pranzo.
Arriviamo in ordine sparso ma arriviamo! Recuperati i biglietti saliamo ancora
ed ancora. E' bellissima! Ristrutturata con cura e tenuta in modo mirabile. Il
ripido scalone denominato Della Morte è inquietante con i suoi gradini
sconnessi, lisci a picco sul vuoto. Archi rampanti, portali incorniciati da
colonnine di varie sfumature rosa fanno da viatico alla chiesa a tre navate,
con grandi colonne dalle basi romaniche che si trasformano in archi gotici.
Monaci stranieri la custodiscono mentre un canto gregoriano accompagna la visita.
La luce entra dalle finestre maestose, illuminando i dipinti. Un tempo vi
vivevano numerosi frati, di quel periodo rimangano affascinanti ruderi, tra i
quali l'erba si alterna ai camminamenti. Scolpita nella roccia, costruita sulla
pietra, dall'alto del suo promontorio sormonta la valle. I pellegrini di un
tempo si spingevano fin quassù per
cercare rifugio e per chiedere una grazia.
Appagati da tanta bellezza, ci accoccoliamo sul prato per il
rito prosaico del consumo del nobile panino; non che il panino abbia nulla di
regale, ma permette all' appetito, questo sì sontuoso, di essere soddisfatto!
E così inizia la
discesa tra boschi di querce e di castagni. Dopo la pioggia i ricci sono
diventati morbidi e sembra di camminare su un soffice tappeto autunnale. Giù e
giù! Ogni tanto una piccola scivolata sulle foglie. Lungo il sentiero troviamo
una frazione disseminata di casette; su alcune di esse ci sono realistici
dipinti di stalle, cavalli, conigli, pollai e persino un cervo!
Finita la discesa siamo ancora molto lontani e dobbiamo
cambiare passo: un treno ci aspetta a s.Antonino per farci arrivare a Susa,
dove Barbara ha prenotato le stanze nell'accoglienza per pellegrini Casa per
Ferie.
Così acceleriamo;
ormai è tutto in piano e le chiacchiere che non si erano mai perse di animo,
riprendono ancora più fitte ed allegre.
Non fa freddo, si cammina quasi senza sudare, si consuma
ancora qualche biscotto mentre il cielo si tinge delle mille tonalità del
tramonto. Costeggiamo un acquedotto in disuso che ha archi numerati, la sera
dolcemente spegne i colori ed accende i lampioni gialli del paese: qualche
brivido di freddo si fa sentire. Mentre tentiamo di raggiungere la stazione
ferroviaria, capiamo che dovremo
aspettare il treno successivo: perfetto possiamo fermarci ad acquistare i
panini che serviranno per domani!
La stazione è avvolta nel freddo del vento, la sala d'attesa
è buia e bollente. Alcuni preferiscono rimanere fuori a consumare ancora una
fetta di formaggio. Saliamo sul treno e giungiamo a Susa, dove, rifocillati
dalla doccia bollente, salutiamo il gruppetto dei tre ed insieme ci rechiamo
alla Pizzeria Italia: squisita! Sempre Barbara ha fortunatamente concordato
menù e prezzo; se non lo avesse fatto avremmo mangiato tutte le magnifiche
portate che vedevamo sfrecciare verso gli altri tavoli! I nostri gnocchi e la
nostra rollata con patate, anticipate dalla focaccia tipica di Susa, erano
abbondanti ed ottime! Bisogna tornare anche solo a mangiare!!!
Sonno ristoratore,
disturbato dal riscaldamento che, ad intervalli, faceva un rumore assordante.
Al mattino trovare la sala delle colazioni è stato
facilissimo: è bastato seguire il suono delle risate che già alle otto e trenta
erano vivaci e coinvolgenti!
Fuori ad aspettare
il pullman che ci porta ad Exilles, per evitare il tratto Susa- Exilles che è
quasi tutto su asfalto, rischiamo il congelamento, ma la pasticceria viene in
nostro soccorso con dolcetti e caffelatte!
Vai, iniziamo a
camminare tutti bardati da freddo polare! Foto davanti al forte di Exilles, rigorosamente
chiuso alle visite turistiche.
Entriamo nel bosco,
in ombra, un bel sentiero largo permette di camminare affiancati e come sempre
parliamo e ridiamo. Sbucati sull'asfalto finalmente passiamo sul versante
opposto e inizia l'estate di S. Martino. Delicatamente i raggi del sole si
fanno sempre più insistenti e iniziamo a togliere i vari strati fino a rimanere
in maniche corte!
Il tratto che stiamo
attraversando è quello del cantiere della TAV. Sulle massicce colonne che
reggono l'autostrada e sui muri che la fiancheggiano ci sono diversi murales,
espressione del dissenso. Poco più avanti decidiamo di fare la sosta regia del
panino. Siamo vicino a Chiomonte, a ridosso dell'imponente fortificazione militare che protegge i
lavori del traforo. Dobbiamo deviare il nostro cammino perché la zona è presidiata
da decine di militari, giunti dalle più diverse regioni.
Camminiamo così tra le diverse idee di una sola Italia, come
osservatori delle ragioni degli uni e degli altri, tra sontuosi vigneti e viottoli profumati di
menta, intrappolati nella storia.
Entriamo nel bosco
più fitto e lucente di foglie gialle e marroni; più di qualcuno è un po'
sfiduciato perché non sa quanta strada ha ancora da percorrere. Il giro nella
storia ha richiesto tempo e pazienza, anche molta riflessione ed ora abbiamo
anche sete.
Ma ecco che un ragazzo di bell'aspetto e gentile ci saluta e
dopo poca insistenza si offre di scortarci fino al bivio che ci condurrà sul
sentiero principale. Via, torna l'allegria! Il bosco pullula di ragazzi che
arrampicano sulle irte pareti di pietra che come per incanto spuntano fiere e
rocciose dalla morbida terra. Una stecca di cioccolata per ringraziare il
nostro Virgilio! Ora non ci rimane altro che raggiungere nuovamente Susa e da
lì prendere ancora un treno per ritornare alle nostre auto.
Il cielo inizia a
rabbuiarsi, le cime delle montagne non si vedono più. Un vento dispettoso gioca
con i mucchi di accartocciate foglie gialle che mulinellano e si intrufolano
tra di noi per poi ritrovarsi abbracciate più a valle.
Dobbiamo accelerare, il treno non ci aspetterà! I due velocisti allungano il passo per fare i biglietti; salutiamo senza fermarci il gruppo che la sera prima ci ha raggiunti con la macchina, non vorremmo ma dobbiamo proprio sbrigarci, qualcuno ha le vesciche e ad ogni indugio rischia di fermarsi, qualcun altro è affaticato e gli ultimi passi rischiano di non finire mai... ma giungiamo nella piccola stazione di testa con tre binari, forse quattro, affiancati. Sul primo c'è il nostro treno ! Coraggio, anche questa volta ce l'abbiamo fatta!
Fiorella
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