Fiorella scrive :
A Finis Terrae!
Diario
di primavera: da Santiago de Compostela a Finisterre, passando da Muxia Km 114
Mercoledì
28 Marzo: Biella – Santiago de Compostela
Ci siamo ritrovati come sempre al nostro
secondo solito posto, quello dei giri più lunghi. Siamo entusiasti, siamo in
quattordici; gli altri sei li troveremo a Milano. Siamo un gruppo assortito:
piemontesi, veneti, emiliani e romani, tra di noi si camuffa anche una
pugliese! Alcuni si conoscono da una vita, altri si presenteranno per la prima
volta.
Partiamo!
Il meteo non è dalla nostra parte, ma noi ci proveremo ugualmente.
Zaini
in spalle ci siamo: abbiamo portato di tutto, nonostante le raccomandazioni di
Barbara e Gianni, sembra che rimarremo in cammino per sempre.
Altre
volte abbiamo camminato insieme per chilometri e chilometri; siamo ormai
esperti ma questa volta c'è nell'aria qualcosa di diverso...
Gli
abbracci ed i sorrisi sono i nostri, la voglia di partire è presente, la gioia
di essere riusciti ad arrivare all'appuntamento nonostante le sfide quotidiane
anche, ma c'è qualcosa di nuovo...
Non
è soltanto la presenza di una new entry dell'ultimo momento, ma qualcosa non
torna...
Arriviamo a Santiago in ritardo, ma riusciamo
comunque a cenare perché gli spagnoli sono ospitali e alle undici e mezza di
sera ci servono ancora pulpo alla
galiega con patatas e cerveza! A nanna; domani abbiamo pochi chilometri, ma
partiremo tardi per poter visitare la cattedrale ed assistere alla messa.
Giovedì
29 marzo: Santiago – Negreira Km 20
Ci siamo ritrovati in piazza per la foto di
inizio cammino; la messa si è eclissata, ma la statua di Santiago si è fatta
abbracciare. Piove e davanti alla cattedrale sfoggiamo le nostre mantelle colorate: via, verso la
prima tappa!
A tratti il sole si mostra, fa splendere i
prati rigonfi di verde. Allegri e sorridenti intrecciamo parole e risate.
Eppure il passo è pesante... Cosa abbiamo messo nello zaino che rende difficile
camminare?
I boschi di eucalipti emanano suffumigi
odorosi che penetrano nelle narici espandendo il respiro.
Alcuni
riprendono a chiacchierare come se ci fossimo lasciati il giorno prima, altri
timidamente iniziano a conoscersi.
Il
ponte medievale unisce le sponde opposte sormontando un maestoso rio. In questa
stagione di piogge ogni ruscello rigonfio di acque tumultuose sembra offrire
uno spumeggiante rinfresco verde menta!
Siamo
giunti ad un bivio provvisto di bar e volentieri facciamo una sosta per
riposare le spalle e scaldare i pensieri.
Arriviamo al nostro ostello che in spagnolo si
chiama albergue e inizia lo strano rito di evitare il “russatore folle”. Egli
si scusa, ma non è il solo; in tanti non dichiarano di partecipare in modo
esuberante alle sinfonie notturne!
Si
cena e poi tutti insieme nella camerata gelida a raccontare barzellette e fare
battute.
Quando
le risate si spengono inizia il concerto...
Venerdì
30 marzo: da Negreira a Santa Maria, km 22
Niente
da fare: piove a dirotto! Cerchiamo di fare la colazione con calma nella
speranza che spiova ma niente...aumenta! Così ci avviamo nelle allegre
mantelle, con lo sguardo abbassato. Ricorda un racconto dell'infanzia: in un
paese sperduto gli abitanti vivono isolati ognuno nel proprio orcio e possono
farsi visita solo nelle feste solenni...anche noi, isolati nelle cerate,
mutangheri ripassiamo i nostri pensieri. Prima di abbandonare Negreira passiamo
sotto la sontuosa porta ricca di muschi e licheni.
I
boschi ogni tanto si allargano in prati verdissimi punteggiati da case di
pietra e ruderi beanti di capre. Singoli “perriti” fanno la guardia a paesini
fantasma.
Oggi
si va avanti a fatica; il bosco ha stregato il sentiero che si allarga in
pozzanghere e crateri di fango. Siamo ormai ostaggio delle nostre paure quando
un ristoro, caldo e umido, gocciolante di risate straniere, permette di trovare
una pausa di zuppa fumante. Un piccolo manipolo delle retrovie si ferma in un
posto silente con l'immenso camino divenuto angolo freddo di letture smarrite.
Riprendiamo
il cammino e quando ormai siamo esausti di pioggia giungiamo nel piccolo
albergue. Non rimane che fare la lavadora e la secadora per ridare forma ai
nostri indumenti. A cena la distribuzione del bucato inneggia alle risate più
fragorose: di chi è questo? Di chi è quello? Calzini e mutandine, giacche e
pantaloni attirati da una calamita invisibile trovano i legittimi proprietari.
Non tutti pero'...
Sabato
31 marzo Da santa Maria a Dumbria Km 26
Al
mattino lo smarrimento attanaglia chi non riesce ad entrare nel pantaloni,
mentre un altro si perde nel proprio! Uno scambio pirandelliano allieta il
risveglio.
Dopo
la colazione finalmente un illusorio raggio fa splendere di sole l'arcobaleno;
ricomincia la pioggia sospinta dal vento gelido e tenace che scuote le ombre.
Nei
vestiti ancora umidi riprendiamo i nostri passi ma ecco che quella nuova
sensazione riappare, insinuandosi a sferzare le menti.
Al
sole la Primavera non ha rivali nei suoi fratelli, primeggia indisturbata fra
bordi di pervinca, ghirlande di teneri fiorellini blu indaco, arnica arancione,
colza gialla, calle bianche, minuscole orchidee rosa immerse nel verde dei
prati! Per dare speranza alle bellezze delle altre stagioni, il temporale
raduna nel cielo le nuvole più scure ed inonda di gocce stillanti scrosci
violenti il sentiero fiorito.
Dobbiamo
arrivare in tempo, prima degli altri pellegrini, l'albergue ha solo ventisei
posti letto che possono essere assegnati ai primi che arrivano; questa è la
severa legge del cammino: gli ostelli municipali non si possono prenotare.
Veloci come il vento arriviamo alla spicciolata ma primi!
Cena preparata da alcuni di noi e poi nanna in
stanze da otto. Siamo gli unici e cantiamo e ridiamo fino alle dieci, poi tutti
nei propri lettini.
Domenica
di Pasqua, 1° Aprile. Da Dumbria a Muxia km 24
Il
borgo di Dumbria è inospitale ma la sera precedente ci hanno assicurato una
parca colazione al bar. Racchiusi negli orci impermeabili aspettiamo pazienti
che apra; ma sulla Pasqua trionfa il primo di aprile e siamo (veniamo) burlati
e, a digiuno, partiamo silenziosi. Horreos grandi e piccini, vecchi nuovi si
susseguono orgogliosi.
La
domenica però ci riserva dopo dieci chilometri due ristori! In uno si fanno in
mille per renderci lieta la Pasqua: caffè, tostada e torta sbucano raschiando
il fondo della dispensa!
Prima
di andare, la moglie del barista, prende nelle sue mani quelle di una di noi;
sussurra tenere parole, mettendo il suo sguardo dolcissimo in quello di lei; al
termine l'italiana la guarda scuotendo amorevolmente la testa e, con sguardo saettante allegria, le risponde: “No intiendo nada
de nada, ma vale!” Scoppia spontanea la risata!
Le
chiacchiere riprendono in allegria ed i racconti dei precedenti cammini si
confondono con le foglie di eucalipto e le spire smeraldo degli splendidi pini.
Tra
le ragazze più giovani c'è la new entry che corre in avanti, torna indietro,
riparte, ritorna, scherza, ride, riflette e con la sua allegria dà a tutti un
po' di energia!
Siamo un gruppo eterogeneo: pochi già in
pensione, molti inchiodati al lavoro da una legge che strangola, altri nel
pieno delle forze, qualcuno agli sgoccioli.
I passi pesanti però non sembrano legati solo
agli impegni; cosa appesantisce gli zaini fino a renderli enormi? Cosa vela di
tristezza gli sguardi ridenti?
Camminando
nel vento visitiamo uno strano monastero gestito da uno spagnolo che, dopo aver
lavorato a Milano per anni, ha lasciato un lavoro sicuro per vivere in questo
minuscolo borgo nel quale la gente si affretta per andare alla messa.
La
pioggia ci regala una pausa e, giungendo a Muxia, possiamo partecipare la
nostra gioia mentre immergiamo, con grida festose, i piedi affannati nelle
acque docili e ghiacciate dell'oceano.
L'albergue
è finalmente caldo ed accogliente, l'ospitalero ci indica un posto per cenare
e, dopo una notevole doccia, ci rechiamo nella chiesa di Nostra Signora della
Barca per assistere finalmente alla messa. Prima però prendiamo l'attestato
consegnato dall'ufficio del turismo aperto anche la domenica di Pasqua!
Guardiamo
ammirati le onde potenti che si frangono bianche contro la scogliera nera e
pensiamo all'orribile naufragio delle innumerevoli navi che si sono inabissate
nella costa della muerte.
A
cena riprendono le chiacchiere allegre e l'ultima corsa sotto l'acqua ci porta
all'asciutto dei nostri sacchi a pelo.
Lunedì
2 Aprile Da Muxia a Finisterre km 29,5
La
colazione pronta ci sprona a riprendere il cammino che si snoda nel bosco
incantato. Per sedici lunghi chilometri si alternano eucalipti e querce, pini
ed eucalipti. Scolliniamo verso la nostra ultima tappa.
Dal
richiamo del bosco finalmente il segreto si svela, portiamo con noi l'angoscia
profonda della solitudine di speranze perdute, di familiari scomparsi in modo
improvviso e troppo presto, di rapporti falliti, di incontri sbagliati, di
persone malate, di figli affannati, di operazioni chirurgiche vecchie e nuove
che tornano prepotenti alla ribalta dei loro dolori.
Prima che il vento ci porti la nuova ardita
pioggia ci fermiamo al ristoro; qui il gruppo si divide: alcuni a piedi altri
in taxi. Negli ultimi passi il diluvio si confonde con le lacrime che offuscano
lo sguardo di molti. Procediamo nei nostri pensieri, fiduciosi verso la meta.
Ancora un ristoro per una bevanda calda e poi via, si riparte!
Giungiamo al nostro
rifugio e poi, alla spicciolata, ognuno per proprio conto, quasi a saldare il
conto con noi stessi, rispettando i propri ritmi e tempi, chi a piedi, chi in
auto, finalmente alla meta: il Faro di Finis Terrae!
A
fatica accendiamo un piccolo falò con i bigliettini delle illusioni perdute
nostre e di quanti ci hanno affidato le loro riflessioni. Alcuni riescono a
bere una buona cerveza al bar del faro; altri vengono sommersi da una breve ed
intensa tempesta marina che bagna di acqua salata gli indumenti ed i pensieri.
Ma ecco che un raggio di sole illumina gli ultimi passi regalando una certezza
assoluta.
A cena alcuni sono ancora fradici, altri
asciutti; tutti sono impazienti di brindare a chi con coraggio e solerzia ci ha
condotti in questa nuova avventura: alziamo i calici a Barbara, al suo amore
per il cammino, alla sua forza travolgente e alla sua disponibilità verso di
noi!
Questa volta le lacrime esprimono la
commozione per il cammino che è giunto al termine, il dispiacere di doversi separare, ma rendono
le menti serene: il viaggio forse è servito ad accettare la vita, a scoprire
che non abbiamo altra strada se non quella di continuare, di guardare avanti
anche con il cuore ferito, di vedere nello sguardo degli altri l'unico
sentimento che ancora ci può concedere una pausa nella corsa rabbiosa.
E' all'Amicizia che brindiamo felici!
Fiorella
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Stefano scrive:
Cinque giorni in Galizia.
Tanto di cappello ad una regione della Spagna che ha saputo costruire una economia dal niente.
50.000 pellegrini vengono a piedi, ogni anno da marzo a Novembre, più del doppio con bus e auto.
Ebbene c'è una economia che si muove a supporto. Percorsi di cammino ben tracciati attraverso boschi e paesi lindi come mai ne avevo visti. Taxi a poco prezzo, portatori di zaini (mucillas) e poi i classici albergues e hostals dove ti accolgono con una minestra calda dopo tanto camino. Abbiamo pagato dai 6 ai 12 euro per dormire in luoghi puliti e spartani e al massimo 15-18 euro per una cena a tutto pescado.
E poi la gente.
Disponibile sempre ad aiutarti, in particolare le donne, e a farti spendere di meno. Volevo andare in bus a Fininstere ma mi hanno trovato un passaggio coi portatori di zaino. Insomma tutti i miei luoghi comuni sugli spagnoli, in Galizia, sono andati a farsi benedire. Certo qualche sbavatura c'è sempre, ma francamente, io credo, sono parecchio più avanti di noi.
Stefano, la falange romana
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Rossana scrive:
GIORNATA TIPO
La cosa meravigliosa del cammino sta nel procedere passo dopo passo guardandosi attorno, poi se fai un capitombolo in discesa devi ridimensionare l'altezza del naso: un po' in su e un po' in giù per
controllare dove metti i piedi.
La compagnia con la quale cammini è un sostegno costante, anche nei tratti che fai in totale solitudine, sai che gli altri,un po' più avanti o un po' più indietro.. ci sono.
E non sei mai l'ultima, c'è sempre qualcuno con cui dividere la posizione, a volte chiaccherando e a volte, quando la salita è dura e ti sembra di non poter fare un passo in più, nel reciproco rispettoso silenzio, distanziandosi di qualche decina di metri così per rispetto della privacy. (Ohi ohi, ahi ahi)
- E poi l'arrivo di tappa: doccia, più o meno calda, più spesso calda, abiti asciutti, via gli scarponi !! E poi una "cagna" (birretta) e poi un'altra nell'attesa di cena: pimientos del padron, caldo, tortillas de patatas , insalata, polpo, pollo fritto e vino tinto, tanto vino tinto.
Si parla, si canta e si raccontano barzellette e poi in camerata. Lo spirito del pellegrino si sposa con quello del buon Samaritano ed allora inizia il giro di spaccio di Arnica ( Meno male che l'ho portata), Aspirina, Artiglio del diavolo, cerotti medicati, per almeno mezz'ora la camerata sembra quella di un ospedale. Poi ancora due risate, una storia o una barzelletta, tappi di cera negli orecchi, invenzione magnifica, e infine giunge il sonno mentre la tua mente è cullata da un leggerissimo ronf ronf.
Rossana, della legione emiliana.
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Le belle e tante foto di Roberto, della legione emiliana, qui
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Arrivati a Santiago a mezzanotte ci accoglie una pulperia, ottimo il pulpo a la gallega !
Un abbraccio al Santo che ci accoglie stupito forse per l'ora mattutina
La partenza è sotto la pioggia fredda
Noi andremo prima a Muxia, poi da lì a Fisterra
Lasciamo la città tra una fila di querce secolari coperte di muschio e licheni
Pochi minuti e la città è ormai lontana, svettano le torri della Cattedrale
E cominciano gli interminabili boschi di Eucalipti, estremamente invasivi sono però una notevole risorsa economica.
La vegetazione di erbe muschi e licheni è decisamente varia
Un falco ha trovao una preda tra l'erba
Uno dei tanti ponti antichi e bellissimi
Una quercia da sughero
Ecco i primi cavoli, vengono raccolte le foglie basse e la pianta cresce produttiva fino a più di due metri
Un bellissimo ponte ci porta in un paesino, prima e dopo il ponte ci sono vari mulini
Per tutto il giorno si aternano vento, pioggia e rari sprazzi di sole, qui sta piovendo a dirotto.
Al mattino si riparte sotto la pioggia, pioverà con vento e grandine per tutto il giorno
Presso tutti i cimiteri c'è una chiesetta con torre campanaria.
Piove sempre ma l'ambiente è bellissimo
Boccacce al maltempo !
Ghiacciati e zuppi ci infiliamo in un bar/trattoria, ancora dopo mezz'ora non riesco ad asciugare l'obiettivo. Intanto Barbara non smette di pernsare all'organizzazione, neanche davanti ad un piatto di "caldo gallego" una zuppa con i cavoli (quelli di prima) patate e fagioli, aromatizzata da pezzetti di chorizo, salame affumicato. Ottima e ristoratrice.
E si riprende, sempre sotto la pioggia e forte vento
Uno dei tantissini Horreos, antichi granai, al salvo dai topi. Nei secoli scorsi erano anche uno status simbol, horreos grande = famiglia ricca.
Arriviamo infine alla meta di oggi: Casa Pepa. In un gruppo di poche case c'è questo ostello-albergo piccolo ma carinissimo e ben gestito. Hic manebimus optime.
La sera inizierà con un aperitivo memorabile di noccioline salate e innumerevoli birre. Ottima la cena.
La colazione con tostadas caffè e succhi.
Alla partenza ci allieta un bell'arcobaleno, ma dopo pochi minuti ricompariranno le mantelle...
Questa credo sia l'Angelica Arcangelica, una piccola meraviglia vegetale.
Una stalla con le tipiche vacche da latte bianche e nere
Da sotto l'horreo
Fiori di eucalipto
Fiori di ??, qui è alta anche più di mezzo metro, da noi è 15 cm. Sul piano lontano il nostro gruppo che sale
Un piccolo moderno bar, nato qui tra quattro case apposta per sfruttare i numerosi pellegrini di passaggio.
Dopo un caffè caldo e una tostata ci sta bene una canzone
Arriva un gregge di pecore, il cane è molto simile al Pastore dei Pirenei, alto e massiccio
Un pettirosso ci osserva stupito
Sono frequenti questi enormi mucchi di mangime per i bovini, coperti da un telo si conservano per mesi e mesi
Sempre l'Angelica arcangelica
Un piccolo testone roccioso, non resisto e ci salgo per godermi l'ampio panorama
Un piccolo bracco, molto magro come tutti i cani qui in Spagna. Innegabilmente son un po' maltrattati. Appena metto giù lo zaino vedo che annusa, a dieci metri ha già sentito il profumo dell' empanada di tonno... gliene darò un pezzetto.
Innumerevoli sono le pale eoliche
Notare le pastoie alle zampe, perchè non possano correre
Poche ma bellissine queste vacche simili alle Limousine
Questo ostello non presidiato è moderno e nuovissimo. Dotato di cucina, riscaldato a pavimento è davvero confortevole. Siamo solo noi questa sera, andiamo al paesino vicino a fare la spesa poi ci prepariamo la cena. Costo del pertottamento : 6 euro.
Così è la mattina di Pasqua, ieri sera avevamo preso accordi con il tipo del bar-negozio perchè ci procurasse la colazione alle 8:30. Aspettiamo un bel po' al vento e alla pioggia, ma è tutto chiuso. Poi Luciano ci ricorda che oggi è anche il primo d'aprile, forse anche qui ... Insomma partiamo a pancia vuota.
Con un germoglio verde compro l'attenzione di questo piccolo pony irrequieto dagli occhi blu.
I torrenti sono sempre strapieni, lo provano le piante verdi totalmente sommerse
Incontro questo piccolo cane che se ne sta su una alta catasta di tronchi, con aria preoccupata.
In un minuscolo gruppo di case entriamo in questa graziosa chiesetta, aperta oggi che è Pasqua.
Il lichene su una scaglia di corteccia di pino.
Un'altra pecora, anche questa impastoiata
Un horreo fuori misura
Evviva si vede finalmente l'oceano.
Fiori di borraggine
Ecco Muxia, è davvero bellissima
Intrepidamente Luciano ed io prendiamo questa "scorciatoia" in mezzo ad un caos di eucalipti tagliati che però ci permette una vista magnifica avvicinandoci a Muxia.
Fiori nella sabbia
Irresistibile la tentazione di mettere i piedi a bagno, nonostante il vento forte e freddo.
Arriviamo all'ostello di Muxia molto accogliente, sono pronte per noi due grandi pentole di minestra calda. Un toccasana dopo tante ore vento e di freddo. Notate come tutti alzano il piatto per raccogliere bene l'ultima cucchiaiata.
Ecco in punta al promontorio la chiesa di Nostra Signora della Barca, e il monumento, recente e bruttino assai, che rappresenta un cuore spezzato.
L'interno del santuario.
Quando il gioco col vento si fa duro...
Finalmente si cena
Una viuzza di Muxia al mattino
Questa è la ragazza che è riuscita a partire con noi dopo aver saputo che c'era un posto libero solo due giorni prima. Cara Selly, chapeau!
Ultima bella spiaggia alle spalle di Muxia
Ma un gallo spagnolo... è un ossimoro?
In questa zona si vedono molte, moltissime pale eoliche ancora in costruzione.
Eco un'altra piccola struttura per i pellegrini messa qui in mezzo al nulla, un riparo, un bagno, un distributore di bevande. Intendiamoci... sono pochissime.
Questa piantina sconosciuta ci ha accompagato fin dal primo giorno su ogni muretto in mezzo ai boschi.
La tecnica della mantide per non bagnarsi è forse la migliore... ma mi inquieta un po'.
Il nostro albergue a Fisterra, piccolo, demodè e alquanto bizzarro, ma in fondo accogliente.
Monumento al porto di Fisterra
Al faro di Fisterra, il punto del KM Zero. Lo scarpone di bronzo sull'ultimo scoglio.
Familiarmente accolti in questo piccolo locale al porto, faremo un'ottima cena.
Il nostro pullman che in un paio d'ore ci portetà a Santiago.
Credo di esprimere il pensiero di tutti dicendo un enorme GRAZIE a Barbara che si è prodigata fin dall'autunno scorso per l'organizzazione e la buona riuscita di questo bel viaggio.
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